L’intelligenza emotiva è l’elemento che differenzia un manager da un Leader. Non si può apprendere a tavolino, è un processo introspettivo che trae la sua forza dall’acquisizione e dallo sviluppo di competenze legate all’ascolto attivo, alla resilienza, alla motivazione e alla guida.
Questo concetto mi è risultato ben evidente In un recente intervento di formazione sulla gestione dei team, dove ho potuto vedere gli effetti di una “leadership simulata”.
Nel modulo di comunicazione assertiva, una corsista era particolarmente sorpresa quando descrivevo e facevo simulare al gruppo modalità assertive di comunicazione. Il suo stupore, si è poco dopo trasformato in scoramento e rabbia perchè in quelle indicazioni rivedeva molti comportamenti del suo capo. Ma ora si rendeva conto che erano comportamenti costruiti che non avevano alla base una reale capacità di empatia, di comprensione e guida del gruppo di lavoro.
Sperimentare “di pancia” attraverso le simulazioni cosa significa essere in sintonia con le emozioni dell’altro per comprenderlo e creare condivisione attorno all’obiettivo del team, le ha fatto dare nome a quello che sentiva ma che non riusciva bene a visualizzare: di fatto il suo capo adottava una comunicazione manipolatoria.
Il suo capo, ad esempio, aveva strutturato un programma di riunioni e di feedback individuali, nei quali però risultava distante e incapace di recepire il punto di vista dell’altro perchè semplicemente non ascoltava. Infine concludeva le riunioni con manifestazioni verbali di stima e condivisione, lasciando lei e i colleghi ancora più confusi e di fatto con sentimenti di rabbia e sfiducia.
Gli effetti devastanti sulla motivazione e sulla spinta a lavorare insieme per il progetto aziendale, mi erano tristemente davanti agli occhi. Non è un buon leader chi, anche se possiede spiccate competenze manageriali, non possiede intelligenza emotiva ovvero:
- Non sa motivare sè stesso per poi motivare gli altri: non è in grado di dominare la soddisfazione di un proprio bisogno immediato per puntare a un obiettivo più grande ma più lontano
- Non ha autoconsapevolezza delle proprie emozioni: la capacità di saper riconoscere le proprie emozioni nel momento in cui si esprimono.
- Non ha controllo sui propri sentimenti in modo che siano appropriati nella loro espressione.
- Non sa sentire e riconoscere le emozioni altrui, non riconoscendo emozioni e motivazioni diverse dalle sue.
- Non sa gestire le relazioni mixando con sapienza esercizio della leadership ed efficacia interpersonale
- Non sa quali spinte motivazionali profonde lo guidano nell’interazione.
Queste competenze si possono apprendere? In parte si, la consapevolezza della NON competenza è il primo passo verso il cambiamento.
Eliana Pellegrini