Di che cosa parliamo quando parliamo di ansia
Le parole stress, ansia, attacco di panico sono ormai entrate nel nostro linguaggio comune.
Siamo così avvezzi ad usare queste parole che spesso le ritroviamo nel nostro quotidiano come significanti di un malessere universale e tipico dell’era moderna. Frasi di canzoni come
“Pratico ansia a livello agonistico, dico bene ma se mi chiedi come va…” di Shade ne sono un esempio chiaro e diretto.
Non si usa più dire sono agitato ma sono “in ansia”, sicuri che questa definizione rappresenti la trasposizione diagnostica del nostro malessere interno. E spesso è così. Purtroppo, ogni fenomeno clinico che entra nel linguaggio comune, perde il suo senso di urgenza e di richiesta di attenzione clinica. Basti pensare alla frase “sono depresso” equivalente ormai di tristezza, amarezza, frustrazione.
Alle volte si sente parlare della “mia ansia” come se fosse un cagnolino da compagnia, un cagnolino fastidioso, richiestivo, affibbiatoci da chissà chi senza che lo volessimo, ma sempre presente, sempre vicino, che non ci abbandona mai.
E diventa così presente e così di compagnia che facciamo fatica a ricordarci di come si stava. Chi soffre di ansia si potrebbe trovare a pensare: “ e come starei senza? E gli salirebbe un po’ di ansia…
E allora il primo passo per entrare in un argomento così affascinante sotto gli occhi di tutti ( o meglio sulla bocca di tutti) è chiedersi: di cosa parliamo quando parliamo di Ansia, stress e panico?
Che cos’è l’ansia
L’ansia è uno stato psichico che prende origine dallo spettro emotivo legato alle emozioni di allarme. In questa accezione viene vista come la versione evoluta, tipicamente umana, della paura (angoscia, terrore, panico). La realtà viene percepita come minacciosa e la persona si percepisce incapace (o poco capace) di fronteggiare gli eventi. Quando siamo in ansia la nostra testa si riempie di una catena di pensieri negativi, legati a potenziali eventi futuri minacciosi e catastrofici, verso i quali proviamo a trovare strategie di controllo, diventando rigidi e intolleranti nei confronti dell’incertezza e delle emozioni. Parallelamente si attiva il nostro coautore dell’ansia, ovvero il corpo. Aumenta infatti il tono adrenergico (siamo in allerta) con attivazioni tipiche quali ad esempio: si chiude lo stomaco, aumenta il battito cardiaco, il respiro si fa corto. In poche parole, siamo in ansia! Ovvero nervosi, preoccupati, in allerta e con qualcosa di vicino al mal di pancia, il mal di testa, alla tensione muscolare, all’ipertensione. Viviamo in questo stato di malessere in modo a volte continuo e generalizzato.
Ecco questa è l’ansia. Ben diversa dall’agitazione, no?
Come affrontare l’ansia
Ci sono alcune piccole strategie di igiene psicologica quasi quotidiana che ci possono aiutare a riordinare e riequilibrare le priorità nella vita:
– Comprendere quale parte della vita è squilibrata rispetto alle altre (Affettiva? Familiare? Relazionale? Lavorativa?) e ci provoca ansia e porre delle modifiche. Il nostro benessere è importante;
– Fare attività fisica e avere uno stile di vita sano riduce l’attivazione ansiosa grazie agli effetti diretti sul fisico e sul tono dell’umore e ha effetti indiretti sul senso di autostima e cura di sé;
– Fare cose piacevoli aumenta il tono dell’umore, distrae dai pensieri fissi (il rimuginio e la ruminazione ) e riattiva il nostro senso di autoefficacia. Se fatte anche insieme agli altri è ancora meglio.
E se questo non basta? Quando rivolgersi allo specialista di questi tipi di disturbi ovvero lo psicoterapeuta?
E se questo non basta a farvi stare meglio, fatevene una ragione: avete bisogno dell’aiuto specialistico di uno psicologo. I campanelli di allarme sono molteplici ma ognuno ha la sua personale percezione del limite oltre il quale non può farcela da solo. Chiedetevi: vivo bene? Mi sento in salute? Vorrei davvero sentirmi meno ansioso e preoccupato? Quanto vale il mio benessere? E cosa sono disposto a fare per raggiungerlo?
Cosa fa lo psicoterapeuta
Lo psicoterapeuta aiuta le persone che vivono stati ansiosi ad individuare il meccanismo che sostiene l’ansia, li aiuta ad individuare i “trigger” dell’ansia e li aiuta a sostituire circoli viziosi di pensiero/reazioni fisiologiche con circoli virtuosi.
Non è possibile dare delle tempistiche di miglioramento, sicuramente però un professionista è in grado, dopo un certo numero iniziale di sedute, di illustrare un percorso e dare delle tempistiche per raggiungere i primi obiettivi concordati.
L’ansia a volte è solo sintomo di qualcosa di più complesso e profondo, la valutazione da parte di un professionista è fondamentale per comprendere quali vie intraprendere per raggiungere un maggior senso di benessere.