Ero in un negozio di alimentari e una donna, alla cassa, ha posto una domanda alla cassiera: “perchè, secondo lei, più sono a dieta e più non faccio altro che pensare a cioccolata e lasagne?”.
La cassiera ha sorriso, ma la risposta alla domanda è più articolata di quanto sembri e ha un legame molto stretto con i disturbi della sfera del comportamento alimentare.
Provo a darti una risposta qui, donna a dieta! Sperando che, chissà, la risposta ti arrivi in qualche modo!
Disturbi alimentari: Non affamiamo il predatore che è in noi.
L’ambito dei disturbi del comportamento alimentare è complesso e ampio e verte su elementi che riguardano l’immagine corporea, il senso di identità e il controllo. Il controllo è un tema centrale: si controlla la propria immagine, il cibo ingerito, il desiderio del cibo, e si controllano le emozioni negative attraverso il controllo sul cibo. Associato al controllo (rigido) c’è sempre il concetto di discontrollo. Più il controllo è serrato e più gli episodi di discontrollo saranno potenti, non gestibili, e disordinati.
Il discontrollo è frutto solo della tensione psicologica? Nei confronti dell’assunzione del cibo, entrano in gioco fattori fisiologici che chiunque abbia fatto una dieta o abbia avuto molta fame potrà riconoscere.
È stato infatti dimostrato che la dieta ferrea porta a un aumento del senso di fame e di appetito e del costante rimando della mente al cibo. Quando abbiamo fame pensiamo al cibo, vediamo il cibo e sentiamo il cibo e il suo odore. Come mai? Per capirlo dobbiamo ricordarci chi siamo a livello fisiologico ed evoluzionistico.
Tutte le volte che adottiamo un regime alimentare ipocalorico è come se dicessimo alle parti più antiche del nostro apparato cerebrale che c’è un pericolo legato alla scarsità di cibo. I centri della fame attivandosi, stimolano comportamenti volti alla ricerca di cibo e in definitiva a preservare la vita per assicurare la prosecuzione della specie.
Più il regime alimentare è ipocalorico e più queste parti, (nuclei dell’ipotalamo) leggeranno questo segnale come un pericolo legato al “morire di fame” e si attiveranno per orientare tutto il nostro essere: emozioni, pensieri, azioni, verso la ricerca di cibo.
Immaginate un flipper: è come se l’ipotalamo lanciasse una pallina di ferro a tutta velocità per andare a sollecitare tutte le parti della neo corteccia (immagini, pensieri, progettualità, parole, ricordi….), del rinoencefalo (odori, rumori, stimoli di ricerca…) e del talamo stesso (emozioni, ricordi sensazioni) e che queste parti del cervello a loro volta la rimandino in giro, facendola sbattere ripetutamente un pò qua e un pò là e attivando un unico stimolo globale: fame!! Cibo!!
E non cibo a caso o dietetico, ma cibo molto calorico e proteico “salva vita”. Gli esseri umani sono onnivori e la ricerca di cibo assume, in situazioni di scarsità, connotati predatori.
Cerchereste di riportare alla ragione o di saziare con una scodella di carote un leone affamato?
Ecco perchè più la dieta è ipocalorica e più il pensiero del cibo diventa pressante. Più il controllo sul cibo diventa serrato e più il discontrollo sarà disregolato e “aggressivo”.
Possiamo dire che nei disturbi del comportamento alimentare la componente fisiologica, e non solo quella psicologica, gioca un ruolo da non sottovalutare e, volendo cogliere un suggerimento per il nostro comportamento alimentare non patologico possiamo dire che: ai fini del successo di una dieta è meglio prenderla con più calma e non rischiare di affamare il predatore che è in tutti noi.
Per saperne di più:
http://www.stateofmind.it/2015/04/bulimia-nervosa-psicologia/
http://www.stateofmind.it/2014/09/vincere-abbuffate-recensione/