Intelligenza emotiva. Ma si applica anche?
Sì.
Va da sé che l’intelligenza emotiva, intesa come la capacità di sentire le proprie emozioni, nominarle correttamente, sintonizzandone l’intensità rispetto allo stimolo e usarle per interagire con gli altri e per fare scelte consapevoli e sagge, ha un ampio raggio di applicazioni in discipline diverse. Capire come usare il linguaggio trascurato delle emozioni ed integrarlo con la dimensione cognitiva migliora la vita di ognuno sia in ambito personale che lavorativo. Tuttavia, il concetto e il contenuto dell’intelligenza emotiva è così fondante che è stato applicato in diverse discipline e declinato in tecniche diverse soprattutto quando, le funzioni stesse legate all’intelligenza emotiva devono essere sviluppate per migliorare il benessere o l’efficacia della performance.
Detta così potrebbe sembrare un po’ come il prezzemolo che “va un po’ su tutto”. Quello che ci preme evidenziare invece è come il concetto di intelligenza emotiva intesa come integrazione tra la parte emotiva e la parte razionale, trova diverse declinazioni e ed evidenze specifiche.
Ad esempio, potrebbe sembrare una affermazione tanto lineare quanto banale dire che nel ragionamento strategico è importante integrare l’apporto cognitivo con quello emotivo.
In verità, queste affermazioni nascono da una serie di evidenze scientifiche che hanno studiato l’attivazione dei diversi distretti cerebrali nell’esercizio di alcune funzioni cognitive superiori.
In un articolo scientifico del 2012 Roderick Gilkey, Ricardo Caceda, Andrew Bates, Diana Robertson e Clint Kiltsdel, gli autori parlano di una ricerca in cui un campione di manager venne sottoposto a fMRI (risonanza magnetica funzionale per immagini) mentre era impegnato nel prendere decisioni strategiche; i risultati evidenziano come nella presa di decisione venga coinvolta non solo la corteccia prefrontale (sempre ingaggiata nei procesi cognitivi e razionali), ma anche parti del cervello che attengono di più alla sfera emotiva. Questo ci dice che, per raggiungere performance efficaci, è fondamentale staccarsi dall’idea che le intuizioni, le informazioni legate alla sfera emotiva e la sfera affettiva, non abbiano la stessa rilevanza delle informazioni provenienti dalla sfera cognitiva.
L’integrazione, la contaminazione, la miscellanea di fattori cognitivi e di tinte emotive porta a performance migliori e a relazioni più efficaci.
Facciamo un altro esempio non più nell’ambito aziendale ma nell’ambito psicologico.
Marsha Linhean, è una psicoterapeuta che ha strutturato un approccio di intervento per un disturbo di personalità piuttosto conosciuto, ma poco chiaro nelle sue molte sfumature, a volte anche ai clinici.
Il disturbo borderline di personalità ha, tra i suoi pilastri psicopatologici, la vulnerabilità emotiva e la disregolazione emotiva. Marsha Linehan ha come principio fondante del suo percorso di cura e guarigione quello di condividere con i suoi pazienti tutto quanto accade loro e tutto quello che riguarda la loro patologia. Ha quindi formulato una modalità semplice per veicolare concetti complessi in modo che fossero comprensibili e condivisibili. M.L propone ai propri pazienti di considerare la presenza di tre distinti stati mentali. La mente cognitiva, la mente emotiva e la mente saggia.
La “mente cognitiva” consente una esperienza conoscitiva di tipo intellettuale, utilizzando esclusivamente il pensiero logico e razionale e i processi cognitivi assumono una connotazione fredda. Nello stato mentale di “mente emotiva” i pensieri e le valutazioni sono condizionati dallo stato emotivo del momento e i processi cognitivi assumono una connotazione calda. Lo stato mentale di “mente saggia” costituisce l’integrazione delle due menti ma anche il loro superamento perché grazie all’integrazione di questi due stati mentali si ha la possibilità di aggiungere una conoscenza di tipo intuitivo. Ci sono moltissime tecniche per giungere all’obiettivo di integrare e usare la mente saggia (di fatto l’intelligenza emotiva) ma tutte si fondano su: creare consapevolezza di quello che ci accade internamente a livello emotivo, saperlo descrivere e usarlo per interagire con noi stessi e con il mondo per raggiungere una maggiore efficacia nelle relazioni e nelle scelte grazie all’aggiunta della capacità intuitiva.
Dunque, quando parliamo di intelligenza emotiva siamo di fronte ad una funzione complessa che attiene all’essere umano, che trova diversi campi e ambiti di applicazione, primo tra tutti la nostra vita e le nostre relazioni di tutti i giorni. Prendersi cura del nostro mondo emotivo, imparare a comprenderlo e a usarlo insieme ai contenuti cognitivi per scelte più consapevoli e relazioni più efficaci è un allenamento che possiamo fare quotidianamente. Ad esempio chiedendosi: “ma la sensazione che provo nei confronti di questa situazione o persona che cosa mi sta dicendo? E come mi suggerisce di comportarmi?”