Sto gestendo alcuni gruppi Skill Training per persone che presentano disregolazione della sfera emotiva, una delle caratteristiche centrali del disturbo Borderline di personalità. Parlandone con una collega mi ha chiesto come avrei spiegato, nell’incontro introduttivo, cosa è la Mindfulness e quale metodo avrei utilizzato per trasferirla ai partecipanti…
Grazie davvero per questa domanda, mi è stata utile per prepararmi a rendere facili da capire concetti e metodi che non lo sono affatto!
Ho proceduto illustrando il seguente canovaccio.
Dal libro del Fight Club:
“Tu non sei il tuo lavoro, non sei la quantità di soldi che hai in banca, non sei la macchina che guidi, né il contenuto del tuo portafogli, non sei i tuoi vestiti di marca”
Potremmo allo stesso modo dirci che noi non siamo le nostre emozioni, non siamo i nostri pensieri e non siamo i nostri comportamenti. E allora chi siamo?
Forse la filosofia o la religione possono rispondere a questa domanda. In una certa misura anche alcuni elementi di psicologia. Ma forse in questo contesto non ci è così utile indagarlo.
Possiamo invece chiederci come funzioniamo, da che cosa è composta la nostra mente. E come facciamo a capirlo? Acquisendo, allenandoci ad acquisire, abilità di osservazione del modo in cui internamente funzioniamo.
La capacità di prestare attivamente attenzione agli eventi mentali richiede una corrispondente capacità di distanziarsi adeguatamente dalle situazioni. Richiede la capacità di descrivere le situazioni e partecipare agli eventi nel presente con una partecipazione attenta.
Per questo utilizzeremo la Mindfulness che per i nostri obiettivi può essere descritta come una “pratica che allena la consapevolezza che emerge prestando intenzionalmente attenzione, nel momento presente e in modo non giudicante, al dispiegarsi dell’esperienza, momento per momento”
E come si fa?
Lasciamo un attimo in sospeso questa domanda, vi racconto una scena dal film KarateKid:
il vecchio e saggio maestro Miaghi accetta di insegnare il karate (in verità Kungfu) al giovane e impaziente Danielsan. Il maestro Miaghi invece di portare l’adepto sul tatami, gli mostra il gesto che deve fare per mettere la cera sulla carrozzeria della sua auto d’epoca “dai la cera” gli dice! Dopo, gli mostra il gesto per togliere la cera dalla carrozzeria della sua auto d’epoca “togli la cera”. E infine, raccomandandosi di usare sempre e solo quei due gesti, gli fa dare e togliere la cera a tutto il suo parco macchine. DanielSan lo fa, ma alla fine della giornata di fatica gli chiede a cosa fosse servito.
E il maestro, di tutta risposta, gli assesta un bel pugno diritto in faccia! Ma DanielSan, istintivamente “da la cera” e para il colpo…. e così, per parare il secondo colpo, “toglie la cera”.
Ha appreso un’abilità, rendendo automatico un gesto grazie alla pratica ripetuta. meraviglie di Holliwood.
Noi faremo qualcosa di simile, ovvero proveremo insieme a fare una “pratica” Mindfulness e poi praticheremo ogni volta che ci incontreremo e poi lo faremo anche a casa e a un certo punto, ci fermeremo a notare cosa è cambiato. Cosa abbiamo imparato, cosa sappiamo fare che prima non sapevamo, cosa sappiamo di noi che prima non sapevamo e a cosa ci serve per raggiungere il nostro obiettivo di comprendere come funzioniamo.
Impareremo ad osservare cosa accade in noi senza fuggire da quella emozione o da quel pensiero… semplicemente osservando, senza giudicare.