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Che cos’è l’intelligenza emotiva, a cosa serve e come svilupparla

Pubblicato il: 02/25/2020
Da: Dott.ssa Marta Trevisan
Che cos’è l’intelligenza emotiva, a cosa serve e come svilupparla

Che cosa significa Intelligenza Emotiva e a che cosa serve

Non è facile rispondere alle domande semplici e “che cos’è l’intelligenza emotiva” fa parte di queste.

Anche l’approccio disciplinare può modificare la visione dell’intelligenza emotiva soprattutto in termini di applicazione. L’approccio di Logosme fonde la lettura psicologica dei fenomeni psichici individuali e interpersonali con il coaching nella sua specifica accezione di “allenamento” che genera trasformazione comportamentale.

Proviamo allora a partire da un esempio. Chi ha paura ad esempio dei ragni, si sarà trovato ad avere a che fare con persone in grado di sintonizzarsi sulla paura, al di là del ragno e ad essere aiutate a passare il “guado” del momento di timore. Altre volte si saranno trovati a contatto con persone che hanno ridicolizzato il ragno, di fatto svalutando allo stesso tempo la paura provata. Queste persone non hanno sentito o compreso il vissuto di paura legato al ragno, ma solo il ragno.

A qualcun altro sarà capitato (almeno che voi non siate la persona dell’esempio), di trovarsi a discorrere con una persona e sentire un senso di distanza e di freddezza. Vi sarà capitato di sentire che questa persona vi capiva a livello cognitivo ma non comprendeva, ad esempio, il vostro stato d’animo del momento.

In base ai due esempi possiamo trarre una definizione:

l’intelligenza emotiva è la capacità di sentire le proprie emozioni, nominarle correttamente nel loro significato (ogni emozione infatti veicola uno scopo e un’azione), regolarle sintonizzandone l’intensità rispetto allo stimolo e usarle per interagire con gli altri.

Questa definizione, come prima, nella sua immediatezza, descrive funzioni molto complesse soprattutto quando si sale nella scala evolutiva.

Riconsideriamo ancora questa fenomenale abilità: capacità di sentire le proprie emozioni, nominarle correttamente e regolarle in base allo stimolo per muoverci verso (motiv-azione) comportamenti personali e interpersonali efficaci.

Può capitare, ad esempio, che il nostro amato animale domestico, terrorizzato da un rumore forte ed improvviso come il fischio della pentola a pressione, ci graffi o ci morda mentre noi tentiamo di tranquillizzarlo, reagendo con terrore ad uno stimolo fastidioso ma non minaccioso e agendo l’aggressività o la fuga e non la ricerca di protezione e vicinanza.

Ma non è altrettanto semplice comprendere le emozioni ed agire con intelligenza (emotiva) quando si sale con la scala evolutiva.

La delusione, ad esempio, è un’emozione complessa tipicamente umana. È una miscellanea molto complessa dove gli ingredienti principali sono rabbia, tristezza e disgusto.  Ed ognuno di noi esperisce la delusione in modo diverso a seconda del significato che le dà, della situazione e della persona che l’ha suscitata. Va da sé che comprendere quale “tinta” ha la nostra delusione ci fa comprendere lo scopo reale che abbiamo nell’interazione e perché mettiamo in atto quel tipo di azione.

Riuscire a leggere internamente il “linguaggio trascurato” delle emozioni, in un tempo così caotico, rapido e social, dove i sentimenti diventano subito materiale da post, non è cosa semplice.

A complicare le cose ci si mettono anche le disposizioni, o predisposizioni di base. Ebbene sì, c’è chi è più portato e chi meno.  Leggere correttamente le nostre emozioni di solito ci aiuta a comprendere correttamente anche quelle degli altri. E di queste informazioni, che ce ne facciamo? Chi è intelligente emotivamente agisce o ha imparato ad agire seguendo i segnali di quella emozione. Può sembrare una frase naives, ma non lo è.

Sentire che una persona ci ha deluso e sapere che per noi la delusione si avvicina, ad esempio, più alla rabbia che alla tristezza o al disgusto, significa sapere come si muove la nostra rabbia e scegliere ad esempio di prendersi del tempo per “ventilarla”. Questo aiuta a non mettere in atto comportamenti indiretti mossi dalla rabbia della delusione come aggredire il partner perché non ci ha passato il sale quando glielo abbiamo chiesto o trattare freddamente il collega perché, tornando dalla fotocopiatrice, non ci ha portato anche le nostre copie, creando misunderstanding e spirali relazionali tossiche e non funzionali.

L’intelligenza emotiva è come una bussola d’oro che ci orienta internamente verso il nucleo del nostro sentire, ce lo spiega, e in base a questo ci indica la direzione da seguire, anche quando il nostro cammino, o il successo del nostro cammino, è determinato dalla relazione con l’altro. Allora la nostra bussola d’oro, leggerà le nostre informazioni interne per codificare e orientarci verso una modalità relazionale efficace, partendo dal sentire il vissuto emotivo e motivazionale dell’altro.

E per chi non è portato all’intelligenza emotiva? Niente paura, come ogni funzione umana superiore può essere allenata. Certo, non vincerete i campionati mondiali di Intelligenza emotiva, ma migliorerete il vostro benessere psicologico interno e le vostre interazioni sia personali e professionali. Nei prossimi articoli parleremo dell’applicazione in vari campi, sia personali che professionali dell’intelligenza emotiva e di come può essere inserita all’interno di una cultura aziendale che mette la persona al centro.

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